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Altre opere

Altri romanzi di
Rieko Matsuura :

> Corpi di donna

> L'alluce P

Intervista :
> Aprile 2001 

Biografia

Rieko Matsuura nasce a Matsuyama, Giappone, nel 1958. Attualmente vive e lavora a Tokyo. Esordisce nel 1978 con un racconto che le vale il premio per nuovi scrittori indetto da un'importante rivista letteraria (Bungakukai). Da allora ha prodotto un'antologia di racconti, tre romanzi e altrettanti saggi. Corpi di donna è il suo secondo romanzo. L'alluce P, uscito in Giappone nel 1993, le ha valso nell'anno seguente il prestigioso premio per la letteratura femminile "Joryu bungaku sho". La prima edizione ha bruciato 12.000 copie in soli due giorni, raggiungendo in pochi mesi le 300.000. Oggi in Giappone è una scrittrice estremamente popolare e considerata fra le più significative, anticonvenzionale in ogni scelta, compresa quella di essere poco prolifica rispetto allo standard del mercato editoriale nipponico.

 

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Scrittrici giapponesi  Rieko Matsuura

Intervista a Rieko Matsuura [24.04.2001]

     
     

Eccoci con Rieko Matsuura. Minuta e discretissima quarantatreenne che ha rotto il velo scrivendo di sessualità e femminismo. Marsilio in Italia ha pubblicato due titoli: “La donna naturale” e “Il periodo del tirocinio del Pollice P.”. Ma il lettore non si aspetti una figura combattiva, qui non c'è una rivolta della donna. Forse è stata solo sfiorata quando i ritmi del lavoro erano davvero ossessivi. Quando il suo lui, non solo era costetto a turni che da noi ricreerebbero in un attimo l'unità sindacale, ma a orario concluso doveva, e in parte deve, per cortesia andare a bere un apertivo con i superiori, magari indugiare e passare a un superalcoolico e solo allora permettersi qualche battuta di spirito con e su i...”superiori”. Concludendo a casa (intorno alle 23) una giornata di lavoro cominciata alle otto. Di tutto ciò anche le pazientissime donne giapponesi con l'animo da geisha cominciavano a stufarsi.

Matsuura infila qualche graffio, ma è evidente che il peso della tradizione, unito a un'educazione e a un ovattato sentire per noi inimmaginabili, rendono lontanissimo un cammino politico di rottura in un Paese la cui sinistra è fatta di un 4% di comunisti (che sono già tanti) e di una generale opinione “liberal - democratica” che non s'infiamma nemmeno per i ricorrenti casi di corruzione nelle stanze del Parlamento e del Governo.

Dunque, Matsuura, la principessa finalmente è incinta.

Sì, dopo tante notizie false è in arrivo l'erede, quando ormai ci preparavamo ad una situazione storica di coppia imperiale senza eredi. Io come donna non so immaginare la stress mentale e fisico che la principessa Masako dovrà sopportare.

E se lei dovesse scrivere una storia di principi senza eredi?

Non saprei, ma uno scrittore di sei anni più giovane di me, Hoshino, lo ha già fatto nel libro “Noi figli dei gatti”, dove la coppia di protagonisti ha i nomi dei principi. Una coppia che decide di non avere figli.

E se l'erede fosse femmina? Che effetto avrebbe un'imperatrice sul Giappone maschilista?

Un'imperatrice c'è già stata molti secoli fa. Ma come sapete qui la tradizione è forte. Tuttavia la presenza stessa della famiglia imperiale non è così immanente nella gente comune. Si sa che la vita di Palazzo ha lati nascosti, segreti, oscuri. Devo dire che a me – scrittrice contemporanea - il tema non interessa, in fondo in quelle stesse stanze vive una minoranza del Paese. Semmai negli anni Settanta c'è stato un tentativo di quotidianizzare la famiglia imperiale.

Lei è una scrittrice femminista. Che cosa è cambiato nel ruolo della donna?

Negli anni '80 c'è stato il boom economico. Così la donna è entrata nel lavoro. Questo è cambiato.

E oggi sarà la donna a pagare il prezzo del riflusso, perdendo il lavoro?

Sì, lo si vede già. E' venuto meno il rispetto.

Quanto è ancora lunga la strada dell'affermazione?

Fin dal Medioevo le donne erano le intellettuali giapponesi. Poi l'immagine si è sbiadita, si è ingentilita, è diventata un santino, una sposa fedele.

La donna giapponese come vive questo stereotipo?

Naturalmente in Giappone ci sono femministe e donne che parlano da femministe, però ancora credo che l'atteggiamento fondamentale sia quello di vedere l'identità femminile come qualcosa di speculare all'uomo.

E' blasfemo parlare di parità tra uomo e donna?

Gli uomini hanno un atteggiamento di facciata: si dichiarano favorevoli alla parità. Ma già un cinquantenne ha un comportamento interiore del tutto opposto, esprime sentimenti contrastanti. Ma non perdiamo le speranze, saranno i giovani a migliorare le cose.

C'è un antagonismo femminile nella società?

Difficile rispondere. Negli anni Settanta questo ruolo è stato affidato ai fumetti Manga. Negli anni Ottanta al catch femminile. Ma stiamo parlando di cose che riguardavano le lettrici o le fans. Che tuttavia hanno ispirato i miei personaggi femminili.

Se avesse un figlio lo preferirebbe maschio o femmina?

Crescere un maschio credo che sarebbe interessante.

Torniamo alla letteratura. Che cosa segna il passaggio dalla tradizione alla modernità?

E' un problema molto importante. La modernizzazione della letteratura giapponese ha prodotto il tentativo di sostituire un linguaggio discorsivo a quello aulico. Questo per le sfera femminile non è stato un successo. Viviamo con difficoltà la contrapposizione al mondo maschile.

Anche Banana Yoshimoto?

Penso che Banana abbia portato il quotidiano nella scrittura, ma si è limitata a questo.

La tragedia della bomba atomica ha modificato profondamente il Giappone, quasi constringendolo a lanciarsi nella modernità. A vincere la sua sfida. Fino a che punto?

Sì, il dopoguerra ha prodotto un taglio traumatico con la tradizione. Lo vede, qui c'è un continuo processo di americanizzazione. Quando visitiamo un tempio, la nostra percezione non è diversa da quella di un turista straniero. Il tempo avvicinerà e confonderà buddhismo e scontoismo. Avremo un'americanizzazione ibrida e una conservazione ibrida.

Un'ultima domanda. Nei vostri fumetti, nei giochi e nei video come i Pokémon non c'è il traslato della mentalità “militare”? Non c'è troppo combattimento? Non si trasmette ai vostri ragazzi e a quelli di tutto il mondo un'idea solo “fisica” del potere?

I Pokémon hanno molti difetti ma sono divertenti e sono sostanzialmente buoni. Quel che è certo è che esprimono un combattimento fine a se stesso. Quando cadono, svengono non muoiono. Insomma confermano che il giapponese non fa la guerra.
 

(Intervista di Sergio Buonadonna - IL SECOLO XIX – 24/04/2001)


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Ultima modifica : 10/03/08 22.22.03

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