Eccoci con
Rieko Matsuura. Minuta e discretissima quarantatreenne che ha rotto il
velo scrivendo di sessualità e femminismo. Marsilio in Italia ha
pubblicato due titoli: “La donna naturale” e “Il periodo del tirocinio
del Pollice P.”. Ma il lettore non si aspetti una figura combattiva, qui
non c'è una rivolta della donna. Forse è stata solo sfiorata quando i
ritmi del lavoro erano davvero ossessivi. Quando il suo lui, non solo
era costetto a turni che da noi ricreerebbero in un attimo l'unità
sindacale, ma a orario concluso doveva, e in parte deve, per cortesia
andare a bere un apertivo con i superiori, magari indugiare e passare a
un superalcoolico e solo allora permettersi qualche battuta di spirito
con e su i...”superiori”. Concludendo a casa (intorno alle 23) una
giornata di lavoro cominciata alle otto. Di tutto ciò anche le
pazientissime donne giapponesi con l'animo da geisha cominciavano a
stufarsi.
Matsuura infila qualche graffio, ma è evidente che il peso della
tradizione, unito a un'educazione e a un ovattato sentire per noi
inimmaginabili, rendono lontanissimo un cammino politico di rottura in
un Paese la cui sinistra è fatta di un 4% di comunisti (che sono già
tanti) e di una generale opinione “liberal - democratica” che non
s'infiamma nemmeno per i ricorrenti casi di corruzione nelle stanze del
Parlamento e del Governo.
Dunque, Matsuura, la principessa finalmente è incinta.
Sì, dopo tante notizie false è in arrivo l'erede, quando ormai ci
preparavamo ad una situazione storica di coppia imperiale senza eredi.
Io come donna non so immaginare la stress mentale e fisico che la
principessa Masako dovrà sopportare.
E se lei dovesse scrivere una storia di principi senza eredi?
Non saprei, ma uno scrittore di sei anni più giovane di me, Hoshino, lo
ha già fatto nel libro “Noi figli dei gatti”, dove la coppia di
protagonisti ha i nomi dei principi. Una coppia che decide di non avere
figli.
E se l'erede fosse femmina? Che effetto avrebbe un'imperatrice sul
Giappone maschilista?
Un'imperatrice c'è già stata molti secoli fa. Ma come sapete qui la
tradizione è forte. Tuttavia la presenza stessa della famiglia imperiale
non è così immanente nella gente comune. Si sa che la vita di Palazzo ha
lati nascosti, segreti, oscuri. Devo dire che a me – scrittrice
contemporanea - il tema non interessa, in fondo in quelle stesse stanze
vive una minoranza del Paese. Semmai negli anni Settanta c'è stato un
tentativo di quotidianizzare la famiglia imperiale.
Lei è una scrittrice femminista. Che cosa è cambiato nel ruolo della
donna?
Negli anni '80 c'è stato il boom economico. Così la donna è entrata nel
lavoro. Questo è cambiato.
E oggi sarà la donna a pagare il prezzo del riflusso, perdendo il
lavoro?
Sì, lo si vede già. E' venuto meno il rispetto.
Quanto è ancora lunga la strada dell'affermazione?
Fin dal Medioevo le donne erano le intellettuali giapponesi. Poi
l'immagine si è sbiadita, si è ingentilita, è diventata un santino, una
sposa fedele.
La donna giapponese come vive questo stereotipo?
Naturalmente in Giappone ci sono femministe e donne che parlano da
femministe, però ancora credo che l'atteggiamento fondamentale sia
quello di vedere l'identità femminile come qualcosa di speculare
all'uomo.
E' blasfemo parlare di parità tra uomo e donna?
Gli uomini hanno un atteggiamento di facciata: si dichiarano favorevoli
alla parità. Ma già un cinquantenne ha un comportamento interiore del
tutto opposto, esprime sentimenti contrastanti. Ma non perdiamo le
speranze, saranno i giovani a migliorare le cose.
C'è un antagonismo femminile nella società?
Difficile rispondere. Negli anni Settanta questo ruolo è stato affidato
ai fumetti Manga. Negli anni Ottanta al catch femminile. Ma stiamo
parlando di cose che riguardavano le lettrici o le fans. Che tuttavia
hanno ispirato i miei personaggi femminili.
Se avesse un figlio lo preferirebbe maschio o femmina?
Crescere un maschio credo che sarebbe interessante.
Torniamo alla letteratura. Che cosa segna il passaggio dalla
tradizione alla modernità?
E' un problema molto importante. La modernizzazione della letteratura
giapponese ha prodotto il tentativo di sostituire un linguaggio
discorsivo a quello aulico. Questo per le sfera femminile non è stato un
successo. Viviamo con difficoltà la contrapposizione al mondo maschile.
Anche Banana Yoshimoto?
Penso che Banana abbia portato il quotidiano nella scrittura, ma si è
limitata a questo.
La tragedia della bomba atomica ha modificato profondamente il
Giappone, quasi constringendolo a lanciarsi nella modernità. A vincere
la sua sfida. Fino a che punto?
Sì, il dopoguerra ha prodotto un taglio traumatico con la tradizione. Lo
vede, qui c'è un continuo processo di americanizzazione. Quando
visitiamo un tempio, la nostra percezione non è diversa da quella di un
turista straniero. Il tempo avvicinerà e confonderà buddhismo e
scontoismo. Avremo un'americanizzazione ibrida e una conservazione
ibrida.
Un'ultima domanda. Nei vostri fumetti, nei giochi e nei video come i
Pokémon non c'è il traslato della mentalità “militare”? Non c'è troppo
combattimento? Non si trasmette ai vostri ragazzi e a quelli di tutto il
mondo un'idea solo “fisica” del potere?
I Pokémon hanno molti difetti ma sono divertenti e sono sostanzialmente
buoni. Quel che è certo è che esprimono un combattimento fine a se
stesso. Quando cadono, svengono non muoiono. Insomma confermano che il
giapponese non fa la guerra.
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