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Tsugumi,
nella bella recensione a cura di S@r@
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Banana Yoshimoto, scorcio di cultura
giapponese;
biografia, stile e temi
nell'articolo di
Silvia
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Links
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Feltrinelli , il sito ufficiale dell'editore italiano
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>
Melancholia, Banana Yoshimoto Page , un sito amatoriale con molte
informazioni
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Amrita |
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La copertina : |
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Titolo
originale : Amrita
Traduzione dal
giapponese di Giorgio Amitrano ,
1997, 308 p., Lit. 24000,
"I Canguri" , Feltrinelli
(ISBN: 88-07-70090-5)
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Con Amrita Banana si è cimentata per la prima volta in
un'opera di grande respiro. Il libro, pubblicato in Giappone
nel 1994, è stato per tre anni consecutivi tra i più venduti,
ed è riconosciuto dalla critica come il risultato più maturo
della produzione dell'autrice.
L'interesse per l'occulto e il mistero, sempre presente nei
libri di Banana, diventa qui l'elemento portante della
narrazione. Amrita però non è un romanzo fantastico, ma la
storia di un gruppo di persone, legate da rapporti di
parentela, amicizia, amore, delle loro difficoltà,
aspirazioni, ferite, illusioni in un mondo reale del quale
l'autrice cerca di illuminare la parte invisibile, sommersa.
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Sakumi vive con una famiglia dalla struttura piuttosto insolita, di cui fanno parte
la madre, legata a un compagno molto più giovane, il fratellino Yoshio, una cugina e
un'amica. L'armonia di questa "famiglia allargata", che sembra nascere dalle
ceneri dell'istituto famigliare tradizionale, è turbata dal ricordo ancora vivo di una
tragedia: la morte di Mayu, sorella minore di Sakumi, scomparsa in un incidente stradale
mentre guidava sotto l'effetto di alcol e barbiturici.
La presenza-assenza di Mayu, il dialogo muto che Sakumi intrattiene con lei per farsi una
ragione della sua morte, è uno dei fili principali che attraversano il ricco intreccio
del romanzo.
La storia prende le mosse da due eventi: Yoshio, il fratellino undicenne nato dal secondo
matrimonio della madre, comincia a manifestare inquietanti poteri psichici; Sakumi,
cadendo da una scalinata, batte la testa e perde temporaneamente la memoria. Fratello e
sorella si trovano così a vivere nello stesso periodo, sebbene per ragioni diverse,
un'alterazione dello stato ordinario della coscienza. Entrambi scoprono le infinite
sorprese della mente che, sottratta agli schemi della percezione abituale, si espande in
direzioni insospettate; ma sono costretti a fare i conti anche con la solitudine e
l'isolamento di tale condizione. È soprattutto Yoshio, ancora piccolo e impreparato, a
soffrirne: diserta la scuola, si allontana dagli amici e si chiude sempre più in se
stesso. Comunica soltanto con Sakumi, e insieme a lei assiste al manifestarsi di fenomeni
misteriosi ed eventi inspiegabili.
Nel corso della narrazione molti destini si intrecciano e talvolta si complicano ma,
gradualmente, ciascuno trova la propria strada, a cominciare da Yoshio, che in un istituto
per bambini impara ad accettare i suoi poteri come una dote preziosa e non solo come fonte
di diversità.
Ancora una volta quindi Banana Yoshimoto descrive il reale attraverso percezioni così
sottili e sfuggenti da acquistare una dimensione magica. Tuttavia, questa esigenza di
scoprire, scavare, sperimentarsi non è mai separata dalla sapienza artigianale della
scrittrice che vuole farsi leggere, divertire, commuovere, insomma comunicare. E
nonostante la sua spericolata discesa nei labirinti della memoria e delle alterazioni
della coscienza, anche con Amrita, come con i libri precedenti, Banana vuole parlare al
cuore, e ci riesce perfettamente con il suo stile pieno di leggerezza e di grazia.
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Melancholia
(Alcuni anni prima)
Essendo un animale notturno, in genere
vado a letto dopo lo spuntare dell'alba. E di regola non mi sveglio mai prima dell'una.
Perciò quel giorno fu un caso eccezionale. Intendo il giorno in cui mi arrivò il primo
pacco da Ryuichiro.
Sì, quella mattina all'improvviso il mio fratellino entrò nella mia stanza sbattendo la
porta e si mise a scuotermi con tutte le sue forze.
"Svegliati, Sakumi, svegliati! È arrivato un pacco!"
Sollevandomi a fatica, mormorai:
"Cosa?".
"C'è un pacco grandissimo per te!"
Yoshio era talmente eccitato che se avessi fatto finta di niente continuando a dormire, si
sarebbe messo a saltare sul letto. Non avendo scelta, mi rassegnai a svegliarmi del tutto
e a scendere al piano di sotto. Feci le scale con lui appiccicato addosso.
In cucina c'era mia madre seduta al tavolo che mangiava del pane. Annusai nell'aria un
delizioso profumo di caffè.
"Buongiorno," dissi.
"Buongiorno," rispose mia madre guardandomi stupita. "Come mai già in
piedi? Non è un po' presto per te?"
"È questa peste che mi ha buttato giù dal letto. Non dovrebbe essere
all'asilo?"
"Ho un po' di febbre,"disse mio fratello, sedendosi di botto su una sedia e
afferrando un pezzo di pane.
"Ah, ecco perché tutta questa animazione," dissi.
"Anche tu eri così da piccola. Quando sembravi elettrizzata senza ragione, scoprivo
sempre che avevi la febbre," commentò mia madre.
"E gli altri?"
"Dormono ancora."
"Ah, già, sono solo le nove e mezza," sospirai.
Ero andata a dormire alle cinque. Ed ero ancora frastornata da quel brusco risveglio.
"Vuoi anche tu il caffè, Sakumi?"
"Ma sì, lo prendo."
Mi sedetti. Dalla finestra che mi stava di fronte entravano i raggi diretti del sole del
mattino, e la loro luce, a cui da tempo avevo perso l'abitudine, sembrava penetrare in
ogni mia fibra. La figura di mia madre di spalle, nitida e minuta, che sfaccendava in
cucina, mi faceva pensare a una ragazzina che gioca a fare la giovane sposa.
La mamma in effetti è ancora giovane, aveva diciannove anni quando sono nata. Vuol dire
che all'età che ho io adesso lei aveva già due figli. Una cosa per me inimmaginabile.
"Eccoti il caffè. Vuoi un po' di pane?"
Anche le mani che mi porgevano la tazza erano belle. Non sembravano assolutamente mani che
aveva fatto lavori di casa per più di vent'anni. Mi piaceva molto una mamma come lei, ma
allo stesso tempo mi faceva un po' rabbia. Mi sembrava sleale nei confronti del mondo che
sapesse schivare così bene il passare del tempo.
La mamma ai suoi tempi doveva essere una di quelle ragazze in ogni classe ce n'è
immancabilmente una non bellissime ma dal fascino e dalla sensualità particolari, che
fanno strage tra gli uomini più maturi. Quando mio padre la sposò lei aveva diciannove
anni, lui quaranta. Ebbero due bambine: io e Mayu. Poi lui fu colpito da un embolo al
cervello e morì.
Sei anni fa, mia madre si risposò. Nacque mio fratello, ma l'anno scorso lei e il marito
si sono divisi.
Una volta persa la forma tradizionale "padre-madre-figli", la nostra casa si è
trasformata in una pensione.
Ora in casa siamo cinque: oltre a mia madre, me e mio fratello, stanno "a
pensione" da noi la cugina Mikiko, che studia all'università, e Junko, un'amica
d'infanzia della mamma, che si è stabilita da noi per problemi personali.
È una strana combinazione, ma ci siamo adattati bene a questa specie di gineceo, e tutto
sommato il nostro ménage mi piace. E poi la presenza di un bambino piccolo, come un
cucciolo in giro per casa, ci raddolcisce e ci tiene più unite.
La mamma per una volta ha un compagno più giovane di lei, ma un po' perché mio fratello
è ancora piccolo, un po' perché non vuole fare altri errori matrimoniali, al momento non
sembra intenzionata a risposarsi. Il suo compagno viene spesso a casa, e siccome va
abbastanza d'accordo anche con Yoshio, non è escluso che prima o poi possa venire a
vivere con noi. Ma fino ad allora, tutto fa pensare che manterremo questo insolito
equilibrio. Per vivere insieme non sono necessari i legami di sangue.
Lo pensavo anche quando il mio secondo padre abitava con noi. Era una persona timida,
gentile, buona, perciò quando se ne andò provai molta tristezza. Non riuscivo a
liberarmi da quella cappa di insopportabile malinconia che cala su una famiglia, quando
questa perde uno dei suoi membri.
Forse per questo ho cominciato a convincermi che se alla guida di una casa c'è una
persona (nel nostro caso la mamma) dotata di un certo grado di maturità e capace di
mantenere un minimo di disciplina tra gli abitanti, gli individui che vivono sotto lo
stesso tetto col tempo finiscono sempre col diventare una famiglia.
E poi un'altra cosa.
Se non si vive a lungo sotto lo stesso tetto, anche se ci sono legami di sangue, questi si
fanno sempre più deboli, come un paesaggio molto amato che indietreggia nella memoria.
Come mia sorella Mayu.
Mi ero perduta in questi pensieri senza accorgermene, tra un sorso di caffè e un boccone
di pane alle noci.
Era stata la combinazione tra il tavolo di cucina e la luce del mattino a farmi pensare
alla famiglia, credo.
"Su, Yoshio, adesso mettiti a letto, o ti salirà la febbre," disse la mamma
spingendo mio fratello verso la sua stanza.
"Ma è vero che è arrivato un pacco?" chiesi.
La mamma nel chiudere la porta si girò verso di me:
"Sì, è nell'ingresso".
Mi alzai e andai a vedere.
Lì, sul parquet di legno grezzo inondato dal sole, spiccava una grande scatola verticale
di cartone bianco come una scultura astratta.
Dapprima pensai che contenesse dei fiori.
Ma quando provai a sollevarla mi accorsi che era molto pesante. Sulla targhetta con il
mittente lessi il nome, Yamazaki Ryuichiro, e l'indirizzo di un ryokan [albergo di
stile tradizionale giapponese ndr.]di Chiba, evidentemente la tappa di un viaggio. |
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©
1994 by Banana Yoshimoto
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
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Ultima
modifica :
13/04/08 20.24.19 |
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Commenti
e recensioni : |
E' il primo libro che leggo di
questa straordinaria scrittrice. di solito non amo i
libri che parlando del reale inseriscono tratti
fantastici. ma lei lo fa con quel tocco di innata
tranquillità,percependo a malepena la straordinarietà
degli eventi. e il modo in cui parla della morte,non
come paura,ma come parte della vita. mi è rimasto
impresso così bene la sua riflessione sulla morte,in
quanto tutti andiamo incontro allo stesso destino. "che
cosa bellissima" pensa sakumi durante un tragitto in
macchina con riuchyro e il fratellino yoshio. inviterei
tutti a leggere questo libro,in quanto oltre che un
romanzo,è un approccio quasi positivo con la morte,che
ci attende li silenziosa. Francesca
Nome: Francesca92 Email:
franceschina.92@hotmail.it
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Un
abraccio a tutti gli
ammiratori della Yoshimoto.. ho letto Amrita un pò
di tempo fa ma ankora oggi è il mio libro del cuore..
quando leggo Amrita mi sembra di andare fuori da questo
mondo e di trovarsi piano piano vicino a Wakabayashi
Sakumi... emana in lei una nostalgia cosi abbagliante ke
viene da sokkiudere gli okki... c'è una sensibilità
incredibile in lei ke quasi quasi mi sn inamorato...
quando leggo un pensiero kosi puro e intimo tolgo lo
sguardo dal libro e guardando la poster attakkata al
muro e mi kiedo se è possibbile ke questa xsona ke vedo
possa pensare delle cose kosi...^.^ io adoro Banana e i
suoi libbri vorrei tanto conosherla di xsona... è
diventata una parte di me il suo modo di essere... ekko
xke ho kominciato a scrivere... spero tanto di diventare
bravo kome leiii. ho tante kose da dire ma nn vorrei
annnoiarv.... troppo! ^ç^ invito tutti quanti ke
vogliono corrispondere con me ke kome me hanno la
passione della Yoshimoto. ciauuuuz
(email) NaozuMi86
naozumi86@email.it
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Ho
letto tutti i libri di banana Yoshimoto,ma il mio
preferito è propio Amrita.Facendo un modesto e
personale confronto con Tsugumi ho assistito ad
un'evoluzione profonda nel modo di scrivere le sue
emozioni.Se nel secondo libro si vedevano i germogli di
tanta sensibilità,in Amrita trovo una fioritura di
immagini spettacolari.Leggendo le sue parole riesco a
sentire i pensieri di Yoshio.Sfogliando la vita di
Sakumi mi sembrava di respirare la mia realtà.Sono
profondamente convinta che il suo concetto di famiglia
sia più attuale che mai.Famiglia è sinonimo di legame
stretto,di condivisione e di rispetto,essere
geneticamente collegati è del tutto relativo.Leggendo
Amrita mi sono scese le lacrime,sembra tutto così
fragile come il mare dell'isola visitata dai
personaggi.Mi piace Banana Yoshimoto perchè come me
crede nel cerchio chiuso della vita e nella forza delle
emozioni e della natura che le accompagna.
(nome/email) valentina v3t@lifegate.it |
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