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                  "... Da quanto tempo sarà che quando sono
        da sola dormo in questo modo?  
        Il sonno viene come l'avanzare della marcia. Opporsi è impossibile.  
        E' il sonno così profondo che, nè lo squillo del telefono, nè il rumore delle auto che
        passano fuori mi arrivano all'orecchio.  
        Nessun dolore nessuna tristezza laggiù: solo il mondo del sonno dove precipito con un
        colpo." 
         
        Inizia così "Sonno profondo", la terza opera di Banana Yoshimoto ad
        essere tradotta in Italia.  
        La prima impressione di chi legge un romanzo di questa giovane scrittrice giapponese,
        sottolinea, probabilmente, la semplicità del linguaggio ed il modo, quasi, ingenuo di
        porsi al lettore, che conserva in sè qualcosa di infantile e fiabesco.  
        Non è la logica a guidare la mano dell'autrice, bensì uno spazio immaginario, in cui vi
        sono dei sentimenti a governare una realtà dalla quale, spesso, emergono elementi
        fantastici. E' quest'ottica  estremamente femminile, non rigidamente razionale, a
        contenere ed a fare da collante per i temi che ricorrono in tutti gli scritti della
        Yoshimoto: l'amore, l'amicizia, la famiglia e la morte.  
        Fra questi, è sicuramente la morte il nodo centrale, una morte non percepita come
        terribile o spaventosa, ma come elemento necessario, intorno al quale i personaggi si
        muovono e crescono.  
        Prendiamo come esempio "Sonno Profondo".  
        La protagonista è una ragazza che dorme, quasi, tutto il giorno e l'unica cosa che sente
        sono le telefonate del suo amante, sposato con una donna, ridotta allo stato vegetale in
        seguito ad un incidente stradale, In mezzo a quest'insolita storia d'amore, emerge, con
        forza, il tema della morte, legato alla scomparsa di una cara amica della protagonista,
        una ragazza che, per professione, doveva stare coricata accanto ai suoi clienti, senza
        farci l'amore.  
        La dote più affascinante della Yoshimoto è la capacità di trasformare una trama così
        semplice (seppure un pò insolita) in qualcosa di più profondo ed affascinante, in cui
        piccoli gesti quotidiani come mangiare, dormire, incontrarsi, diventano un'occasione di
        intimo contatto, un modo di mutare reciprocamente e di soffermarsi su particolari, a prima
        vista insignificanti, eppure così pregnanti per l'evolversi della storia.  
        La sensazione che rileviamo, leggendo un libro di questa sensibile autrice, è di essere
        come contenuti od immersi in un racconto con regole mutevoli, come mutevoli sono i
        sentimenti, nel quale eventi soprannaturali si legano con naturalezza alla quotidianità.
        Ogni cambiamento d'umore, ogni cangiante stato d'animo si riflette all'esterno, nella
        partecipe descrizione dell'ambiente. Attraverso un tramonto, un temporale o la gioia di
        una città in festa, percepiamo sensazioni diverse, partecipiamo all'evoluzione dei
        protagonisti e ci soffermiamo in un silenzio contemplativo che, come la morte in questo
        romanzo, è per noi, come per i personaggi di "Sonno Profondo", un'occasione per
        fermarsi a pensare, per comprendere, trasformarsi e, forse, crescere. 
                    
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                   "Queste tre storie raccontano la 'notte' di alcuni personaggi, che si trovano
        in una situazione di blocco, in una fase in cui il flusso regolare del tempo si è
        interrotto. Perciò si può dire che fra tutt'e tre c'è una stretta affinità e che in un
        certo senso formano insieme un solo lungo racconto. E poi, se non si fosse capito, ognuna
        è basata  in gran parte sulla mia storia personale. Tutte le mie esperienze di
        questo periodo, dal mangiare le anguille al vedere i fuochi, dal troppo dormire al troppo
        bere agli incontri con le persone, sono confluite in questo libro insieme a tante altre
        emozioni, solo cambiate nella forma. Sono emozioni che continuo a cercare anche adesso, in
        un vagabondaggio accanito e sensa sosta."
          
        Banana Yoshimoto 
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